David (Jesse Eisenberg) e Benji (Fuller McCallister), due cugini diversissimi tra loro, si ritrovano all'aeroporto. Il primo vive a Brooklyn, è sposato e ha un figlio. Il secondo è uno spirito più libero dal carattere imprevedibile. Nati a tre settimane di distanza, sono stati molto legati durante l'infanzia, poi la loro vita ha preso delle strade divergenti. Hanno così deciso di partire per la Polonia per onorare la loro amata nonna Dory scomparsa da poco e connettersi con la sua storia passata. Giunti sul posto, si uniscono a un gruppo per un tour turistico di cui fanno parte un gruppo di persone che hanno un legame o un trauma legati alla ebraicità: i nonni di Marcia sono fuggiti dall'Olocausto, Mark e Diane hanno origini ebraiche-polacche ed Eloge è sfuggito al genocidio in Ruanda e si è convertito al giudaismo in Canada. La loro guida James invece sta cercando di fare al meglio il suo lavoro. Nel corso del viaggio, tra imprevisti e situazioni tragicomiche, riemergono le tensioni del passato della loro storia familiare.

Bentrovati, amici cinefili!
Vi ricordate quel simpatico bambino di nome Fuller McCallister nel film Mamma, ho perso l'aereo (1990)? Oggi quel bambino ci ha fatto sognare con un super film scritto, diretto e interpretato da Jesse Eisenberg: A Real Pain (2025). Quello stesso Kieran Culkin, inoltre, ha vinto l’Oscar, il Golden Globe, un BAFTA e il premio della Chicago Film Critics Association.
A Real Pain è un film on-the-road verso Varsavia, in cui i due protagonisti, Benji e David, vogliono riscoprire le proprie origini ebraiche ma anche dissipare tutte quelle questioni irrisolte tra di loro che hanno una lunga storia.
La pellicola riesce a raccontare, con un approccio intimo e
onesto, esperienze familiari legate alle proprie origini ebraiche, polacche e
ucraine. Attraverso personaggi immaginari che possono sembrarci distanti,
riusciamo, grazie all’empatia e all’immedesimazione, a farle nostre e a vivere
le stesse emozioni, come il dolore e la malinconia.
Ciò che ho amato tanto di questo film non è stato solo il viaggio emotivo, ma anche il ricordo storico che l’ha accompagnato. Ritornare nel passato attraverso gli ambienti che visitano i protagonisti e rivivere la brutalità degli esseri umani è stato davvero toccante e doloroso. Non vi nego che mi è scesa qualche lacrimuccia nel vedere quei campi di concentramento.
«Perché c'è un tempo e un luogo per dare sfogo ai propri sentimenti».
L’elemento che rende il film superiore alle aspettative è sicuramente la recitazione di Culkin. Il suo premio Oscar lo merita tutto. La sua interpretazione carismatica, volutamente in bilico tra sarcasmo e vulnerabilità, è sempre pronta a lasciare il segno, merito anche della sua forte personalità.
Ma permettetemi di fare un omaggio al regista Eisenberg: la leggerezza che è riuscito a dare all’opera, anche attraverso la colonna sonora basata sui notturni di Chopin, mi ha davvero fatto sognare, seduta su quei divanetti del cinema.
Il finale mi ha emozionata, perché ci offre la stessa identica immagine con cui si apre il film: il primo piano di Benji, seduto da solo, sebbene circondato da gente, all’interno dell’aeroporto di New York.
A Real Pain è un film vero e semplice, che ci mette di fronte a temi reali della nostra vita. Per questo, molto spesso, dobbiamo accontentarci di finali non troppo confortanti, ma senza perdere mai la speranza.
Vi consiglio di guardare questa meravigliosa opera di Jesse Eisenberg, A Real Pain, e di lasciarvi trasportare dalle emozioni.
Buona visione!
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