Parole nel salottino: Un treno verso le stelle di Giada Fariseo

 



Roma, 19 luglio 1943, ore 11:03

Da 6000 metri di altezza, sulla verticale dello scalo merci di San Lorenzo, il B-50 “Lucky Lady” sgancia le prime bombe americane sul suolo nemico e, a partire da quell’istante, niente sarà più lo stesso per la Città Eterna che si credeva intoccabile e che invece diventa la “città aperta”, violata e sfruttata come punto d’appoggio dalle truppe d’occupazione di entrambi gli schieramenti. Anche per Alida, una giovane ebrea che aspirava a una carriera nel cinema, e che adesso ha perso ogni cosa, tutto sta per cambiare di nuovo. Sola al mondo e disillusa, a un passo dalla realizzazione ha già visto sfumare il suo più grande sogno, quello di diventare attrice. Lo ha sfiorato più volte negli anni, ma la vita, le leggi razziali e la guerra glielo hanno sempre strappato dalle mani. Eppure, per uno strano scherzo del destino, durante l’occupazione americana si trova a vivere proprio negli Studi di Cinecittà, insieme a migliaia di altri profughi, ed è proprio lì che giunge per lei un’ultima possibilità di salire a bordo di quel "treno verso le stelle" che sembrava essere partito da tempo e non dover tornare mai più.

L’incontro con Rossano, un giovane aspirante regista, potrebbe essere per Alida quella svolta che ancora non sapeva di attendere e che nemmeno è sicura di meritare.
Combattuta fra la prospettiva di un riscatto e il rimorso per essere sopravvissuta ai massacri che hanno coinvolto la sua famiglia e il suo popolo, Alida dovrà scegliere su quali binari indirizzare la propria esistenza… e il proprio cuore.

Il racconto di un episodio dimenticato della nostra Storia, che Giada Fariseo sa rievocare con ricchezza di dettaglio e la maestria della sua penna, trascinandoci, in una girandola di emozioni, nel nostro passato.

Ci sono autori e autrici che, nel corso delle loro pubblicazioni, mantengono tratti che rendono riconoscibile la propria scrittura. Giada non è da meno e anche qui, come nelle sue precedenti uscite, troviamo degli elementi ormai chiave: il percorso della protagonista verso la realizzazione del proprio sogno, una narrazione permeata da profumi precisi e tanta, ma tanta documentazione.

Questa volta l'epoca trattata è quella del secondo conflitto mondiale che viene snocciolato da punti di vista inusuali: quelli di chi lì ha dovuto imparare a sopravvivere, a farsi forza sperando in un domani migliore. Ed è quello che fa Alida, segnata da un destino che di certo non ha potuto scegliere e che, in qualche modo, ha saputo manovrare in suo favore, salendo sul treno giusto e imparando ad amare la vita e i suoi sogni. Il tutto mixato alle sorti del cinema dell'epoca in quello che resta delle strade di Roma.

«Questa guerra finirà, Alida, e anche se ora tutto sembra immobile, ti garantisco che ci sarà la svolta proprio quando meno ce lo aspettiamo. E quando questo accadrà, ci sarà un mondo da ricostruire, il tuo mondo e il mio. Il nostro mondo, Alida…»

«Il nostro mondo dici?»

«Sì, il nostro mondo.»

La storia ha un punto di vista esterno che riempie il lettore di ogni più piccolo dettaglio. Questo non annoia, la lettura resta comunque scorrevole anche grazie all'impeccabile stile della penna dell'autrice, tuttavia fa sembrare la narrazione slegata dalla storia che la protagonista vive. Richiamando la metafora usata nel romanzo stesso, è come se i binari percorsi non fossero gli stessi e la parte "documentario" non faccia prettamente da sfondo alla parte "romance", piuttosto rappresenta qualcosa a sé stante.

I capitoli si susseguono in modo piacevole, con ritmi diversi tra lenti approfondimenti e rapidi ricordi. I dialoghi non aiutano a entrare in empatia con i personaggi: non sempre sono verosimili, anzi portano il lettore ad affezionarsi più al contesto che si sta trattando che a chi si sta muovendo al suo interno. Anche se alcuni passaggi possono risultare prevedibili, certe scene permettono di muovere le corde di diverse emozioni. Cosa che però non avviene per tutti i personaggi, qualcuno è ben caratterizzato e altri un po' meno.

I temi trattati sono tanti e importanti: il dolore, la sofferenza vanno ad abbracciare l'amicizia e l'amore, in un legame che accompagna chi legge verso una conclusione piena di speranza.

È un peccato che il prodotto finale non riesca a valorizzare l'enorme studio che trapela.

Nonostante tutto, ciò che il romanzo regala nelle ultime pagine è un sentimento forte che scuote il lettore e per cui, a mio giudizio, vale la pena di essere sfogliato.


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