1923
C’era stata l’esplosione di tre colpi di rivoltella alla chiusura della farmacia D’Andria.
Il morto prima di perdere i sensi era riuscito a ripetere più volte: «i miei cugini mi hanno ucciso.»
Venti minuti dopo si era proceduto a un arresto.
Due contadini, infatti, si erano imbattuti in uno strano figuro, che procedeva strisciando lungo i muri delle case. Uno dei due era rimasto a sorvegliarlo, mentre l’altro era corso ad avvertire le forze dell’ordine. Quando un carabiniere era giunto sul posto aveva appurato che si trattava di una donna travestita da uomo.
Il giudice istruttore Francesco Giove giunse a Torre Santa Susanna convinto che avrebbe sbrogliato facilmente la matassa. Non sapeva che ne sarebbe rimasto irresolubilmente imbrigliato.
Ambientato nel 1923, il romanzo mescola abilmente il giallo e il dramma psicologico tenendo il lettore avvinto dalle prime pagine fino all'inaspettato epilogo. La storia si apre con un omicidio enigmatico: alla chiusura della farmacia D'Andria, un uomo viene ucciso con tre colpi di rivoltella. Prima di perdere i sensi, riesce a pronunciare una frase tanto inquietante quanto ambigua:
Parte un'intricata indagine che non tarda a complicarsi quando si scopre che il sospettato, fermato poco dopo, è una donna travestita da uomo.
In questo scenario polveroso e asfissiante di un piccolo paese del Sud Italia, si muove il giudice istruttore Francesco Giove, convinto di riuscire a risolvere rapidamente il mistero. Tuttavia, man mano che si addentra nelle indagini, Giove si trova sempre più impigliato in una rete di bugie, inganni e passioni nascoste, rivelando non solo i segreti della comunità, ma anche le sue stesse vulnerabilità e ossessioni.
La costruzione della tensione è uno degli aspetti più riusciti del romanzo. La scrittura è densa e carica di significati, con descrizioni che catturano perfettamente l’atmosfera di un'epoca e di un luogo dove l'onore, il sospetto e il controllo sociale sono elementi centrali.
I personaggi sono scolpiti con profondità psicologica: la figura del giudice Giove, in particolare, è interessante con le sue certezze che in progressione si sgretolano di fronte a una realtà più complessa di quanto immaginasse. Allo stesso modo, la misteriosa donna arrestata emerge come un personaggio sfuggente e potente, simbolo delle tensioni sociali e sessuali che attraversano la trama.
Il romanzo esplora con grande efficacia il tema dell'identità e del travestimento, non solo nel senso letterale del termine, ma anche nel modo in cui si nasconde il vero sé dietro maschere di convenzioni e apparenze. In questo senso, si sviluppa una riflessione sottile e inquietante su ciò che significa essere autentici in una società che cerca costantemente di incasellare le persone.
Unico aspetto che potrebbe risultare pesante è il ricorso al dialetto, un mezzo necessario, potrei dire, in questo viaggio oscuro e ricco di sorprese nella psiche umana.
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