Ciao a tutti.
Oggi vi parlo di “Show time” di Erika Vanzin, quarto volume della Roadies Series.
Un intreccio storico diverso da quello a cui siamo abituati rispetto i primi tre libri della serie, ma per apprezzare la storia di Simon, single e ultimo membro dei “Jailbirds” dovreste aprire la mente e lasciare andare tutto quello che la società vi ha portato a credere che sia giusto o sbagliato.
Insieme al viaggio dei personaggi Simon, Nicholas e Heven, l’autrice non solo ci riporta nelle vite degli altri membri del gruppo (protagonisti delle uscite antecedenti) tra risate e scheletri nell’armadio ancora non detti, ma ci accompagna in un tour fatto di musica e con un grande insegnamento, un messaggio che secondo me non poteva essere discusso meglio.
Gli stessi protagonisti hanno dovuto affrontare avversità diverse nel corso delle loro vite che, nel bene o nel male, hanno reso alcuni distanti e altri vicini.
Le incomprensioni e le questioni rimaste in sospeso finalmente verranno risolte e insieme potranno risplendere di luce propria oppure riflettere uno sull’altro come un diamante in mezzo ad altri suoi simili.
Non saprei dirvi il mio preferito tra Simon e Nicholas perché entrambi hanno subìto e ottenuto così tanto dalla vita in maniera diversa. Heven seppur, come loro, ha delle cicatrici di cui tenere conto, mi ha coinvolto meno rispetto ai primi due. Nonostante ciò, nell’insieme si incastrano alla perfezione e posso ritenermi soddisfatta del finale.
La famiglia dei Jail si dimostra in tutto il suo splendore, non ve ne pentirete.
Non mi era mai capitato di leggere una storia particolare come questa e scritta con tanta delicatezza.
Sono quel tipo di persona che adora leggere delle cosiddette “diversità”, dei tanti aspetti dell’amore, del comprendere che il mondo non va sempre in un unica direzione come la società ci impone. Potreste chiedervi perché o ignorarlo, ma nel corso delle tante letture ho compreso che siamo tutti bravi a scrivere dei nostri sentimenti, però quando dobbiamo pensare qualcosa che vada fuori dai canoni abbiamo difficoltà, specialmente se non li viviamo in prima persona.
Sarà che non voglio soffermarmi su qualcosa e credere che il resto sia ragionevole o meno solo perché è qualcuno a definirlo tale, sarà che le persone dovrebbero avere un modo più aperto di guardare il mondo affinché ognuno possa sentirsi libero di essere ciò che meglio crede, come nel caso dei protagonisti e della loro relazione “non convenzionale”, mi sento di dover ringraziare autrici come la Vanzin che non si spaventano, osano e ci insegnano che un pensiero razionale e diverso ai standard sociali non è sbagliato.
Tra tutti i volumi, questo è quello che ho apprezzato di più non solo perché riconferma una penna e una storia incredibile, quanto per l’elaborazione stessa dei personaggi, dell’equilibrio che è riuscita a creare e della capacità di svuotarmi di tutto e di farmi entrare Simon, Nicholas e Heven con la loro storia fin sotto la pelle.
Ho pianto per la loro solitudine, le incomprensioni, per il continuo credere nei sogni e non abbandonarli seppur non si ha vita facile, per la forza di lasciare tutto, di rinascere, di rifarsi una vita, di combattere per chi si ama proteggendoli a ogni costo, di accettare le conseguenze delle proprie azioni, di amare con tutto se stessi senza vergognarsi solo perché di questo amore se ne ha troppo da donare; o di sentirsi imperfetti, in colpa se invece non si sa farlo bene perché, come in tutte le cose, si può imparare.
Questo per dirvi di allontanare dalla vostra mente tutto ciò in cui credete: entrate nel mondo di Simon, nella sua vita, e lasciatevi coinvolgere, imparate a capire che non si può amare in un solo modo, ne esistono tanti: spetta a ognuno di noi scoprire il suo, ricordandosi di non snaturare mai gli altri.
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